mercoledì 15 luglio 2009

Il caldo da alla testa.

Prendo la mia rubrica personale e cominciao a telefonare a tutte le amiche che conosco. Sono giorni che ciondolo per Bologna senza meta ansiamndo nel caldo torrido di questa inutile città.
Mi attacco al telefono dopo giorni di noia infinita, passo dal divano alla poltrona, mi stendo in mutande sul pavimento, tracanno bibite, ingrasso a forza di mangiare porcherie di ogni genere, guardo dvd, ascolto musica e... mi rompo le balle!
La prima chiamata che faccio è a L., ho da proporgli una serata a base di vecchi film e pop corn ma lui è a Canazei. Rimango di sasso al telefono.
Canazei?
Che cazzo ci fa una strachecca a Canazei dico io!
Gli mollo un cancaro che farebbe venir giù tutti i santi dal paradiso e passo all'amica successiva.
P. è a Mikonos. E già lo posso capire di più Santo cielo, ma a Canazei? Non c'è più religine!
D.è a San Tropez, C. a Barcellona, T. a New York (New York cazzo mica Canazei!)
Insomma ma non c'era la crisi? Qua sono tutti in giro per il mondo tranne me che sono il solito squattrinato. Ho due lacrimoni che sembro il protagonista di un manga giapponese, mi hanno abbandonato in questa città schifa piena di punk a bestia puzzolenti!
Esco per prendermi un gelato e poi andare in stazione a buttarmi sotto un treno, passo davanti a un simpatico negozietto che cerca un commesso e mi dico: “Perhcé no?” visto che non vado in vacanza tanto vale tirare su due soldi. Entro e la tipa disperata mi da appuntamento per il giorno dopo, deve assolutamente trovare qualcuno entro una settimana perché lei deve andare in ferie e non può mollare il negozio , ha paura che i capi le dicano che non può partire perché le sue colleghe si sono tutte licenziate (a dire il vero mi dice che avevano tutte contratti a chiamata quindi, praticamente, non si sono neanche dovute licenziare).
Dopo le dieci di sera, mentre sto facendo il bagno nel ghiaccio, mi chiama A.
Dio benedica A. e la casa dei suoi genitori in Sardegna. Mi dice che doveva partire con N. ma N. gli ha dato buca all'ultimo momento e adesso c'è un posto libero.
Penso per un istante alla povera commessa e sorrido:
“A che ora si parte tesoro?”
M.